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La gabbia si sta stringendo. Caos o Totalitarismo ?

La stretta sulla libertà digitale: Tecnologia, regolamentazione e scenari futuri

Negli ultimi anni, una sensazione diffusa sta prendendo piede: quella di una "gabbia" che si restringe progressivamente, limitando le libertà individuali attraverso strumenti tecnologici e normative sempre più invasive. Luigi, autore del video analizzato, esplora questa dinamica complessa e spesso contraddittoria, evidenziando come le scelte politiche, tecnologiche e sociali stiano plasmando un futuro in cui la linea tra protezione e controllo si fa sempre più sottile.

Regolamentazione e libertà digitale: tra Europa, USA e Cina

L’Unione Europea sta spingendo per normative che, sebbene presentate come misure di sicurezza, rischiano di compromettere la privacy e l’autonomia degli utenti. Un esempio è il tentativo di introdurre backdoor obbligatorie nei dispositivi mobili, respinto nel Regno Unito ma ancora in discussione a Bruxelles. Curiosamente, gli Stati Uniti, nonostante le differenze politiche, si sono opposti a queste misure, creando un contrasto netto con l’approccio europeo. Parallelamente, piattaforme come Facebook e TikTok stanno implementando sistemi di verifica dell’età basati su dati biometrici (riconoscimento facciale o documenti), giustificati dalla "protezione dei minori". Tuttavia, questa raccolta massiccia di dati solleva interrogativi su come verranno utilizzati e conservati, con il rischio di fughe o abusi non dichiarati.

Anche le politiche sugli App Store rivelano una doppia faccia: se da un lato l’UE ha obbligato Google e Apple ad aprire i propri store a concorrenti, dall’altro il colosso di Mountain View ha introdotto restrizioni tecniche, come il blocco delle app installate tramite file APK non firmati da sviluppatori certificati. Questo potrebbe marginalizzare sistemi operativi alternativi come GrapheneOS, riducendo di fatto la scelta degli utenti.

Geopolitica tecnologica: il ruolo di Stati Uniti e Cina

Un paradosso emerge nel confronto tra Occidente e Cina. Mentre l’Occidente criticava Huawei per i legami con il governo cinese, gli Stati Uniti hanno recentemente acquisito una quota del 10% in Intel, rivelando un analogo interventismo statale. Intanto, la Cina sta diventando un hub per l’open source nell’intelligenza artificiale, con modelli come Qwen e DeepSeek resi pubblici non solo per favorire la collaborazione internazionale, ma anche per aggirare potenziali blocchi commerciali (ad esempio, se i servizi cinesi fossero banditi in UE). Questa strategia permette a chiunque, purché in possesso di hardware adeguato, di utilizzare modelli avanzati offline, riducendo la dipendenza da piattaforme centralizzate.

La Cina sfrutta inoltre la sua capacità di pianificazione a lungo termine e la velocità decisionale tipica dei regimi autoritari per sviluppare infrastrutture critiche, mentre l’Occidente fatica a coordinare interessi frammentati. Tuttavia, il PIL pro capite cinese rimane inferiore a quello statunitense, evidenziando una disparità economica nonostante la scala demografica.

Intelligenza artificiale: opportunità e rischi esistenziali

L’AI sta rivoluzionando settori chiave, ma solleva interrogativi profondi. Da un lato, modelli open source stanno democratizzando la creazione di contenuti, permettendo a chiunque di produrre video iperrealistici (come quelli di The Door Brothers) o avatar animati da una semplice foto. Dall’altro, questa tecnologia minaccia di svalutare professioni creative e amplificare disuguaglianze: chi avrà accesso a strumenti avanzati potrebbe accumulare vantaggi competitivi insormontabili.

Un mito da sfatare è la "neutralità" dell’AI. Come evidenziato da esempi concreti, l’Iran utilizza algoritmi per monitorare il rispetto del velo, mentre in Occidente sistemi simili identificano etnie o comportamenti "non conformi". La neutralità dipende sempre dai dati iniziali e dai criteri definiti dagli sviluppatori, spesso influenzati da contesti culturali o politici. Anche l’esperimento dell’Albania, che prevede di delegare ministeri all’AI, rischia di trasformarsi in un sistema opaco, dove le decisioni sono guidate da chi controlla i flussi informativi.

Scenari futuri: tra capitalismo, socialismo e decentralizzazione

Con l’automazione di massa, la domanda cruciale è: chi deciderà cosa produrre e per chi? Tre scenari si profilano:

  1. Capitalismo "riformato": i mercati restano dominanti, ma con regole più stringenti (es. tassazione delle AI).
  2. Pianificazione centralizzata: gli Stati definiscono priorità produttive, rischiando di imporre uniformità culturale.
  3. Decentralizzazione post-capitalista: tecnologie come blockchain e AI open source permettono modelli di governance partecipativa, ma richiedono competenze tecniche non diffuse.

Tuttavia, come ricorda Luigi, la vera sfida è evitare la centralizzazione del potere. Un’economia permissioned (dove ogni azione richiede autorizzazione) contrasta con una permissionless (libera da intermediari), come nel caso delle criptovalute vs. monete digitali statali. La blockchain, spesso presentata come "verità immutabile", non è immune da bias: se i dati iniziali sono falsi, anche la catena lo sarà.

Conclusione: verso un equilibrio fragile

Il futuro dipenderà dalla capacità di bilanciare innovazione e libertà. Da un lato, l’AI e la robotica potrebbero liberare l’umanità da lavori ripetitivi, aprendo spazio a creatività e benessere collettivo. Dall’altro, il rischio è una società ipercontrollata, dove algoritmi e regole burocratiche definiscono ogni aspetto della vita. Come sottolinea il libro The Last Economy di Emad Mostaque, fondatore di Stable Diffusion, l’era della "post-scarcezza" richiederà nuovi modelli economici per gestire una produttività senza precedenti.

La sfida non è tecnica, ma politica: chi controllerà queste tecnologie? Gli Stati, le multinazionali o comunità decentralizzate? La risposta determinerà se la "gabbia" si trasformerà in una prigione o in uno spazio per nuove forme di autonomia. Come ammoniva Richard Stallman, padre del software libero, la comprensione collettiva della tecnologia è l’unico antidoto al controllo opaco. Senza di essa, ogni scelta tra "distopia scintillante" e "distopia oscura" rischia di essere già stata fatta per noi.