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Il declino dei blog, RSS e algoritmi di raccomandazione

Negli ultimi due decenni il modo in cui le persone scoprono, consumano e condividono contenuti online è cambiato radicalmente. Il dibattito che si è svolto su questo forum evidenzia tre grandi tendenze:

  1. La scomparsa del blog come principale canale di scoperta
  2. L’emergere di piattaforme basate su video e algoritmi di raccomandazione
  3. Il ritorno a modelli più “piccoli” – RSS, newsletter, Discord, Gemini – che cercano di ripristinare l’autonomia dell’utente

Di seguito analizziamo ciascuna di queste dinamiche, citando dati concreti e le opinioni degli utenti.


1. Il declino dei blog

1.1 Dati di confronto

  • Technology Connections (canale YouTube) ha raggiunto 3 milioni di iscritti – più di 10 volte il numero di lettori dei blog più popolari del 2010.
  • I canali “classici” come Mark Rober hanno un fattore di crescita di circa 350x rispetto ai blog dell’epoca.

Questi numeri mostrano che la stessa audience che una volta si affidava ai blog ora è distribuita su piattaforme molto più visibili e con algoritmi di raccomandazione.

1.2 Perché i blog sono scomparsi

  • Barriera all’ingresso: in epoca “early‑web” il blogging richiedeva competenze tecniche (HTML, server, ecc.). Solo una piccola percentuale di utenti poteva creare e gestire un blog.
  • Crescita del pubblico “non testuale”: con l’avvento di smartphone e app di messaggistica, la maggior parte degli utenti preferisce contenuti brevi, visivi e video‑centric.
  • Scoperta più difficile: i motori di ricerca e le piattaforme social hanno introdotto algoritmi che privilegiano contenuti “engaging” (like, commenti, condivisioni). I blog, spesso privi di queste metriche, sono rimasti in secondo piano.

1.3 L’effetto sulla comunità

  • Perdita di “spazi di conversazione”: i forum e i blog erano luoghi dove si discuteva in modo più approfondito e meno superficiale.
  • Riduzione della diversità di contenuti: la maggior parte dei contenuti ora è ottimizzata per l’algoritmo, non per l’interesse reale dell’autore o del lettore.

2. L’ascesa delle piattaforme video‑first

2.1 YouTube e l’algoritmo

  • YouTube utilizza un algoritmo che punta a massimizzare il tempo di visualizzazione.
  • Gli utenti segnalano che l’algoritmo tende a mostrare contenuti “simili” a quelli già visti, ma può anche spingere verso video di bassa qualità se la frequenza di pubblicazione è alta.
  • Strategie di mitigazione: molti utenti ricorrono a “watch history” pulita, ad abbonamenti a canali specifici o all’utilizzo di strumenti come uBlock Origin e NewPipe per bloccare gli annunci.

2.2 Discord e le comunità “private”

  • Discord conta 19 milioni di server attivi settimanalmente.
  • Sebbene la maggior parte dei server sia piccola, offrono un’esperienza simile a forum tradizionali ma con chat in tempo reale.
  • Le comunità su Discord spesso si concentrano su hobby specifici (board game, RPG, ecc.) e mantengono una cultura di “low‑noise” grazie alla moderazione manuale.

2.3 L’algoritmo come “cattura” del pubblico

  • Gli algoritmi non sono neutri: tendono a creare bolle di contenuti che rafforzano le preferenze esistenti, riducendo l’esposizione a punti di vista diversi.
  • Alcuni utenti lamentano che la “personalizzazione” sia in realtà una forma di manipolazione, soprattutto quando i contenuti promossi sono più orientati al click‑bait.

3. Il ritorno ai modelli “piccoli”

3.1 RSS e newsletter

  • RSS è stato il primo strumento di aggregazione di contenuti. Nonostante la sua “obsolescenza” percepita, molti utenti lo ritengono ancora il modo più diretto per ricevere aggiornamenti da fonti affidabili.
  • Le newsletter (es. “The Crux”) offrono un’esperienza simile: contenuti curati e inviati direttamente alla casella di posta, senza filtri algoritmici.

3.2 Gemini e protocolli alternativi

  • Il protocollo Gemini è una proposta di web leggero, con interfaccia testuale e focus sulla privacy.
  • Alcuni utenti lo considerano un’alternativa valida ai moderni “social media” e ai motori di ricerca dominanti.

3.3 L’importanza della “curiosità” e dell’“elitismo intellettuale”

  • Come sottolineato da alcuni commentatori, la comunità originale del web era caratterizzata da un alto livello di curiosità e competenza tecnica.
  • Con l’espansione del pubblico, questa cultura è stata “saturata” da utenti che cercano contenuti più facili da consumare (video brevi, meme).
  • Il risultato è una perdita di spazi dove la discussione approfondita era la norma.

4. Prospettive future

  1. Riconciliazione tra algoritmi e autonomia
    • Alcuni sviluppatori stanno creando “algoritmi umani” (es. The Crux) che permettono all’utente di definire le proprie regole di filtraggio.
    • L’obiettivo è mantenere la personalizzazione senza sacrificare la scoperta di nuovi contenuti.
  2. Nuove forme di comunità
    • Discord, WhatsApp e Telegram stanno diventando “social network privati” dove l’utente ha più controllo sul flusso informativo.
    • Le comunità basate su interessi specifici possono rivalutare la qualità del contenuto rispetto alla quantità.
  3. Ritorno al “small web”
    • Il web di oggi è più grande che mai, ma la ricerca di contenuti di qualità può ancora avvenire tramite motori di ricerca specializzati (es. Kagi) o aggregatori di blog (Kottke, Small Web).
    • L’uso di RSS e newsletter resta una strategia efficace per evitare l’enfasi sui click‑bait.

5. Conclusioni

Il passaggio dal blog al video‑first non è stato un semplice “cambio di moda”, ma il risultato di:

  • Crescita demografica: più utenti, più diversità di preferenze.
  • Tecnologia: smartphone, algoritmi di raccomandazione, piattaforme social.
  • Economia: monetizzazione del tempo di visualizzazione, pubblicità e sponsorizzazioni.

Mentre le grandi piattaforme continuano a dominare la scena, esistono ancora spazi dove l’autonomia dell’utente è preservata: RSS, newsletter, Discord, Gemini. Per chi desidera un’esperienza più “intelligente” e meno manipolata, il ritorno a questi modelli può offrire una via di fuga dalla “enshitificazione” del web moderno.

In definitiva, la sfida non è solo tecnica ma anche culturale: come preservare la curiosità intellettuale in un mondo dove l’algoritmo tende a semplificare e a polarizzare. Il futuro del web dipenderà da chi riuscirà a bilanciare l’efficienza delle piattaforme con la libertà di scoperta individuale.